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PIERGIORGIO
PEGOLO
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piazze di aquileia

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   Siamo sempre alla caccia di qualcosa di nascosto o di solo potenziale o ipotetico, di cui seguiamo le tracce che affiorano sulla superficie del suolo... La parola collega la traccia visibile alla cosa invisibile, alla cosa assente, alla cosa desiderata o temuta, come un fragile ponte di fortuna gettato sul vuoto.  Per far questo il giusto uso del linguaggio per me è quello che permette di avvicinarsi alle cose (presenti o assenti) con discrezione e attenzione e cautela, con rispetto di ciò che le cose (presenti o assenti) comunicano senza parole.

(Italo Calvino,  Lezioni americane, Milano, 1988)



1. Criteri e metodo progettuale

La presenza di un substrato archeologico costituisce la caratteristica urbanistica specifica di Aquileia.  Non è possibile in questo progetto dissociare il suolo dal sottosuolo.  Ciò pone il problema del rapporto tra architettura e archeologia. 

Questa è un’occasione per esprimere una logica “altra” rispetto al “grande gesto” cioè a quelle opere di forte risonanza simbolica, sperimentate anche recentemente in casi di incorporazioni protettive di vestigia esumate.

Assume importanza invece, la modificazione minuta, i piccoli spostamenti, la rinuncia a qualsiasi aggiunta non indispensabile, la definizione a terra della aree attraverso un’azione che si vuole pacata e discreta.  In questo senso il lavoro di “incisione paesaggistica” svolto da D.Pikionis ai margini dell’area archeologica dell’Acropoli è stato per molti apetti un valido riferimento.

Il concetto di stratificazione, nella sua accezione archeologica, è essenziale. Un’area così densa di ”unità stratigrafiche che poi sono azioni umane” (A.Carandini), assume interesse per le trasformazioni complicatissime che si sono succedute, per la narrazione in più capitoli della storia degli edifici e della vita in questi luoghi.

Il nostro compito è stato quello di indicare, suggerire, alludere certo non descrivere e tanto meno spiegare le ricchissime stratificazioni presenti. Per questo il ruolo del censimento esatto del patrimonio, delle carte archeologiche, degli inventari, ecc., è insostituibile.

Infine la ricerca di configurare un intervento morbido o discreto non è tanto per un senso di accettazione della propria soggettività o di appertenenza al nostro tempo, quanto per non precludere le possibilità di future diverse valorizzazioni del patrimonio archeologico.

Tutto muta tanto velocemente e imprevedibilmente che la storia nulla riesce più a spigare se non la varietà delle possibilità umane.

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