piazze di aquileia
piazze di aquileia
3. Piazza Patriarcato
La forza d’immagine del grande horreum e successiva sede del Patriarca è ben documentata nelle immagini dell’archeologo G.D.Bertoli.
Il perimetro di questa imponente costruzione viene segnato da un percorso pedonale lastricato come le strade romane (gremium) ossia in pietre piatte poligonali. Lungo i tre rami di questo percorso vengono ri-collocati gli elementi lapidei presenti nell’area divenendo così un lapidarium all’aperto.
In mezzo un prato d’erba. Questo prato è tagliato obliquamente dalla stradina in ghiaia esistente. Questa direzione costringe al singolare approccio laterale e a una prospettiva consolidata del complesso monumentale. Ha anche una valenza di topografia storica: è rappresentata in un disegno del Bertoli (1723).
Il prato è contaminato da un’altra area inghiaiata corrispondente all’ingombro del cimitero che attorniava la basilica. Qui s’innesta la Via Sacra.
Si propone la demolizione del fabbricato adibito a bookshop e a servizi igienici ed il trasferimento al piano terra del vicino Museo Civico.
Si propone inoltre la soppressione del parcheggio esistente a sud-est di recente formazione che è sottoutilizzato e -in tutta evidenza- incompatibile in questo contesto storico-ambientale.
Considerato che i saggi di scavo non hanno rivelato resti di strutture archeologiche (Scotti), quest’area può essere trasformata e attrezzata per la sosta turistica e per la fruizione paesaggistica della Natissa e della Via Sacra. L’impianto delle nuove piantumazioni (carpino bianco) segue l’andamento e le inclinazioni della doppia cinta muraria di epoca tardo antica (III° e IV sec. d.C.).
I mosaici della sudhalle, attualmente in restauro, sono protetti da un involucro a forma di parallelepipedo in vetro fissato puntualmente a una struttura in acciaio inox. Questo poggia su un nuovo muro in mattoni sopraelevato su quello originario. L’interno è accessibile per la sola manutenzione.
L’assetto vegetazionale esistente è confermato integralmente. I cipressi ottocenteschi e d’inizio secolo scorso, con il loro “senso religioso”, formano un connubio non più dissociabile dal complesso architettonico.